Golf e Covid
Che effetti ha avuto il Covid sul Golf?
Che ne sarà del golf post corona? Mi sono sempre fatto questa domanda, durante il lockdown e ho cercato risposta, intervistando diversi presidenti di illustri circoli Italiani, attraverso collegamenti in diretta social. Forse cercavamo conforto entrambi, ma alla fine la risposta è stata sempre la stessa: i migliori sopravvivranno, altri purtroppo avranno delle ripercussioni economiche molto forti. Conosco il mondo del golf e i golfisti e credo che l’amore per questo sport andrà oltre un’importante crisi che inevitabilmente si affaccerà alle casse dei circoli. C’è da dire che prima del corona tutto il movimento golfistico non godeva di ottima salute, ora ai circoli sono mancati mesi di incassi, al momento, visto che le attività amatoriali sono ripartite forse non si noterà, ma sono sicuro che nel 2021 si potranno vedere gli effetti di questa crisi. Ma in Europa e in America cosa è successo? In portogallo il golf ha riaperto il 4 maggio, partenze distanziate, per un massimo di due persone alla volta, contatti fisici e condivisione dell’attrezzature vietate. Golf kart disinfettati frequentemente e consentiti al massimo ad una persona alla volta, dispositivi dentro le buche che consentiranno l’estrazione delle palline senza toccarle, ma queste restrizioni sono durate poco, perché il golf non è come il calcio, non prevede contatti ravvicinati. Si possono mantenere tutte le distanze del caso e la sicurezza dei giocatori è garantita, il golf può migliorare lo stato d’animo di tante persone e aiuta a liberare lo stress dopo così tanto tempo a casa. In Irlanda si è tornato a giocare dal 18 maggio ma non gare ufficiali.
In America su 16 mila campi, solo la metà ha chiuso, perché i governatori di Florida e Arizona, hanno dichiarato che il golf era essenziale per mantenere uno stato fisico e mentale nel migliore dei modi in un momento cosi negativo.
Non dimentichiamo che inAmerica i golfisti sono oltre 25 milioni con un fatturato impressionante e non neghiamo che gli americani vogliono giocare, del resto il golf negli Usa è una cosa molto seria e forse l’unico argo-mento capace di mettere d’accordo Donald Trump (che possiede diversi resort, compresi i due chiusi in Scozia e Irlanda) e Barack Obama. Per la National Golf Foundation il 93% dei percorsi di gara sono diventati operativi dal 17 maggio. Forse anche da noi qui in Italia il golf non si sarebbe dovuto chiudere, avremmo evitato che un altro dei numerosi settori potesse entrare in crisi e poteva essere una valvola di sfogo per le persone costrette a casa. Ora già da qualche settimana, i circoli hanno potuto ripartire con le gare, una voce importante del loro bilancio e anche con la ristorazione, finalmente uno degli sport più sicuri in tempi di coronavirus, che potrà “respirare” aria di ripresa. Il turismo golfistico è una voce importante per i bilanci di molte regioni italiane tra cui il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, l’Emilia Romagna, e fino a quando non riprenderà il normale flusso di golfisti stranieri diversi circoli che puntano su questo tipo di economia, il futuro non riserverà grandi soddisfazioni perché hanno scelto di non avere molti soci di circolo, anche per la loro posizione geografica. Molti di loro dovranno adeguarsi e per ora riconvertire la loro proposta, perché credo che la stagione sia oramai compromessa.Amo questo sport e mi auguro che da parte dei circoli ci sia voglia e volontà di fare cambiamenti anche importanti per i propri soci,dovranno cercare nuove risorse per campare e finalmente aprirsi a nuove possibili soluzioni, questo è il mio personale augurio, W il golf.
By Donato Ala