B.A.M. Biennale d’arte
moderna e contemporanea del Piemonte – Edizione 2020
Anni Zero: il decennio liquido – Casa del Conte Verde Rivoli Settembre – Ottobre 2020
La BAM – Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte ha una precisa finalità, in decisa controtendenza rispetto alla “biennalite” caratterizzante la scena artistica contemporanea nell’era della globalizzazione, che è quello di valorizzare l’arte e la creatività piemontese dal secondo dopoguerra ad oggi secondo un percorso che, ad ogni scadenza, si indirizza verso aree diverse di analisi storica e contenutistica.
Per la nona edizione della Biennale torniamo presso la Casa del Conte Verde andando a verificare quanto accaduto nel primo decennio del nuovo millennio, gli Anni Zero.
La scena torinese e regionale negli Anni Zero
Con “Anni Zero: il decennio liquido” giungiamo al terzo appuntamento di una narrazione sincronica sugli ultimi vent’anni di arte contemporanea torinese e piemontese, dopo l’edizione 2014 dedicata agli anni Ottanta e quella 2018 al decennio successivo. Il riferimento immediato è naturalmente a quei Novanta, con una espressione che ha riscontrato un certo consenso, “il decennio delle illusioni”. La continuità non è solo l’ovvia prosecuzione della cronologia , ma è individuabile soprattutto nel fatto che, in termini generali che vanno oltre la situazione piemontese, gli Anni Zero ricalcano stilisticamente i Novanta per la costante presenza dell’eclettismo stilistico e poche differenze nel rispecchiamento tra arte e dimensione sociale. Infatti valgono appieno, per definire l’arte del 2000, le considerazioni generali che feci in una delle mie mostre meglio riuscite, allestita nel 2002 in varie sedi a Parma, “Una Babele post moderna : realtà ed allegoria nell’arte italiana degli anni Novanta”, dove il riferimento era diretto principalmente alla seconda metà di quel decennio, in cui si erano attenuate le conseguenze della infatuazione neo concettuale dei primi anni, ” Vi è stata una accentuazione nella proposta di operazioni basate sulla formulazione di istanze analitiche ed oggettuali, nonché nell’uso della fotografia e del video, così come una forte presenza di arte al femminile ma non solo questo, ad onta di interpretazioni affrettate e superficiali.
Infatti non è mancata una vena, soprattutto in pittura che, pur non rinnegando aprioristicamente questo abbraccio con il reale, se ne è discostata da un punto di vista iconografico, in direzione di una dimensione narrativa simbolica attenta ai valori di una ritrovata manualità, fenomeno peraltro riscontrabile anche in altri siti espressivi, non esclusi quelli impegnati in un uso prevalente delle nuove tecnologie e della pittura digitale. Dalla somma di queste considerazioni scaturisce il titolo della mostra, dove si riassume da un lato la frenesia creativa di questo decennio, dall’altro se ne delimitano i confini, per l’appunto in bilico tra realtà ed allegoria, tra un arte che aderisce il più possibile al reale adoperando le recenti “protesi” tecnologiche di cui l’uomo si è provvisto o, all’opposto, cerca di dialogare con la contemporaneità difendendosi con un distacco vissuto come rifugio nella magia del simbolo, senza contare i frequenti casi in cui queste tendenze convivono all’interno della medesima opera” Una differenza sostanziale sta nella digitalizzazione di massa della società, dal 2000 anche in Italia inizia una diffusione crescente del web. Questo determina una rivoluzione nel modo di comunicare, che cresce e si espande esponenzialmente fino ai giorni nostri.
Naturalmente, come per tutti i macro fenomeni, ci sono i pro ed i contro. La grande massa di comunicazioni va attentamente valutata, ai giorni nostri si vive il disagio per le informazioni taroccate, le cosiddette fake-news, quasi tutte però facilmente decodificabili adoperando il buon senso e disponendo di un buon livello di istruzione. Gli effetti per la scena dell’arte contemporanea sono stati indubbiamente positivi.
Giovanna Repossi