Spirits&Cigars

La Coloniale

Come nasce l’idea e l’azienda La Coloniale? Come siete arrivati, considerato che entrambi lavoravate in altri settori, alla produzione di sigari? 
In buona sostanza, un giorno eravamo nell’ufficio di Walter Consoli, mio attuale socio oltre che mio storico amico e stavamo decidendo cosa regalare ai nostri soci del Rotary Club di cui facciamo parte. Tra le varie opzioni c’è stata quella del: “visto che siamo sempre in Repubblica Dominicana, io in qualità di diplomatico, tu per interessi personali in loco, perchè non proviamo a fare dei sigari nostri? Prendiamo i migliori, li personalizziamo con una anilla particolare e li regaliamo!”
L’idea ci è sembrata buona e siamo partiti: abbiamo fatto la scatola e tutti gli annessi e connessi, dopodiché abbiamo chiesto il parere ad una persona che lavorava da più di vent’anni nel settore ( purtroppo defunta lo scorso anno) Abbondanza che ci ha raccomandato di fare attenzione alle problematiche a cui saremmo andati incontro se avessimo perseverato in questo nostro progetto, non avevamo infatti minimamente considerato le severe leggi italiane al riguardo. Abbiamo quindi abbandonato questa strada ma la spinta che ci aveva dato questa idea era talmente grande che, sempre sotto consiglio di Abbondanza, abbiamo deciso, anche per praticità e semplicità di aprire una società. Detto fatto, ci siamo recati in Rep. Dominicana e dopo aver trovato il produttore giusto e con ben in mente il prodotto che volevamo ottenere abbiamo dato il via alla produzione. 

Come nasce invece questo prodotto che è, nel panorama del fumo lento odierno, un’assoluta particolarità? 
Il progetto Coloniale invece ha tutta un’altra storia, parte da un mio vecchio pallino quello di unire tradizione italiana con prodotto caraibico quindi fare un semitronco conico di foggia italiana a cui, invece di utilizzare il solito Kentucky creando un prodotto che c’è già sul mercato da anni, abbiamo unito altri tabacchi! 

Esiste un proverbio: si fa il pane con la farina che c’è.

La scelta di produrre in RD è stata molto naturale in quanto è l’unico luogo dove avremmo potuto controllare direttamente tutte le fasi della lavorazione avendo molti più contatti e conoscenze, cosa che in Italia per assurdo non avremmo potuto fare, avremmo dovuto avvalerci di terzisti, stessa cosa se non peggio se fosse stata Germania o Francia. Seguendo appunto la produzione dal seme al sigaro finito ci siamo resi conto dell’impossibilità di lavorare solo con Kentucky!
Consideriamo che è un Kentucky completamente diverso a quello a cui siamo abituati in Italia perchè il nostro è fermentato due volte e curato a fuoco mentre l’altro viene curato ad aria, e questa tipologia di origine americana non sarebbe stato sufficiente per il palato italiano di conseguenza abbiamo pensato di utilizzare anche tabacchi locali, tipo il Criollo98 o il Piloto ecc.

Quindi abbiamo detto, perchè non facciamo un prodotto che sul mercato italiano ancora non c’è? Proviamo! Il Coloniale è Il nostro tentativo andato a buon fine nonostante qualche problema iniziale, come era ovvio che ci fossero! Partiamo dal presupposti che il nostro è un prodotto che non è nella tradizione Dominicana, loro infatti un bi tronco conico o un semi tronco conico non sapevano neanche da che parte cominciare a farlo, ci è voluto oltre un anno prima di riuscire ad ottenere il sigaro che volevamo noi, adesso riteniamo, con le ultime spedizioni di aver centrato l’obiettivo. Altro sigaro che rispecchia la nostra idea iniziale è Ascaro che ha anticipato il Coloniale che si differenzia da quest’ultima tipologia per le forme più generose. 

Lei ha parlato di prodotti (Ascaro, Coloniale, Rubesto) ho una curiosità: rispetto ad altre marche, voi lasciate “sedimentare” il prodotto con la conseguenza che a parità di tempo voi contate 3 referenze… è una scelta di Marketing o è il DNA dell’azienda? 
3 che dovrebbero diventare 5 entro la fine dell’anno. Verrà lanciato un ammezzato con dei tabacchi che normalmente vengono utilizzati per dei Puros, ovviamente con la presenza di Kentucky, per dare l’idea una Rolls Royce su base Mini. Sicuramente fa parte del DNA dell’azienda preferiamo far uscire meno prodotti ma buoni che far uscire un prodotto imperfetto, fare un buco nell’acqua con conseguenti spese, ritrovarsi a non riuscire a venderlo, ritirarlo e dopo un anno far uscire lo stesso prodotto con un packaging diverso ed un nome diverso. Se un prodotto è sbagliato lo si ritira dal mercato e l’esperimento finisce lì, come è successo a noi due anni fa, abbiamo ritirato dal mercato 25/30 mila sigari dopo aver ricevuto da qualche tabaccaio delle richieste di spiegazioni e dopo una verifica ed esserci resi conto che non rispecchiavano le nostre aspettative. Con le conseguenti spese che ne sono derivate. 

Una curiosità sull’estetica: i nomi ed i packaging che storia hanno? 
Partiamo dal Coloniale che è un po’ il nostro primo figlio. L’idea è venuta camminando per strada. Ho visto una vecchia insegna di un negozio che riportava la dicitura “vendita prodotti coloniali”. Incuriosito sono entrato ed è stato ancora più chiaro il fatto che per prodotti coloniali si intendesse tutta quella serie di articoli che un tempo arrivavano dalle Colonie quindi un qualcosa di non tipico del luogo, allora abbiamo detto utilizziamo il nome Il Coloniale non ad indicare colui che va a lavorare nei territori conquistati dalla nazione ma inteso come prodotto d’oltremare e visto che i tabacchi non sono nazionali, ci sembrava perfetto. Come rappresentare poi il Coloniale? Ricordiamoci che i coloni erano coloro che andavano come contadini, agronomi e così via a lavorare nei nuovi territori quindi è stato naturale immaginarselo con il classico abbigliamento e il classico stile di vita da lavoratore (duro, grezzo, molto legato alla terra) ecco da dove è derivata la scelta del colore e dello stile. 

Per quanto riguarda Ascaro è stato un po’ un omaggio a quelli che sono stati i fedeli servitori d’Italia durante il periodo coloniale Italiano. Ascaro era quel soldato fedelissimo all’Italia che ha sempre servito il paese con umiltà e coraggio. 
L’unico che è uscito un po’ della tradizione è Rubesto perchè volevamo rendere la forza di questo prodotto e fare in modo di citare, data la vicinanza con l’anniversario per i 700 anni di Dante Alighieri, il passaggio che c’è nella Divina Commedia quando si parla dell'”Archian Rubesto” che è un fiume. Non a caso avevamo riportato nel retro della scatola la spiegazione della parola Rubesto che poi è stato bocciato per le norme sopra citate. 

Quali sono i nuovi progetti e qual è l’espansione dell’azienda? 
Quella che non è una novità è la volontà di voler proseguire con gli ammezzati (anche se i nostri sono più 3/4 che ammezzati) come dicevo prima, sempre puntando sull’alta qualità dei tabacchi e con fascia sottofascia e ripieno (nostro marchio di fabbrica) e poi un intero con dei tabacchi particolari che non sono usati normalmente nella produzione nazionale perchè di solito si usano per la nobiltà del tabacco, senza dimenticare una certa percentuale di Kentucky che ci sarà sempre, ma non posso anticipare altro se non lo slogan: “Il coloniale si mette in lungo”. 

In Italia il movimento del fumo lento resta di fatto una nicchia, anche se sono nate altre realtà oltre la vostra… come vede lei il futuro rispetto a questo tema? 
Cominciamo col dire che altri produttori che si sono affiancati a quella che io definisco sua maestà il Toscano sono dei protagonisti a tutto tondo sia Ambasciatore Italico sia Nostrano Del Brenta sia Mastro Tornabuoi hanno fatto un eccellente lavoro perchè non hanno nulla, se non la tradizione, da invidiare al Toscano quindi li ritengo degli ottimi prodotti.
Noi siamo gli ultimi arrivati sia come tempo sia come esperienza ce la mettiamo tutta e sono certo che riusciremo a colmare la distanza che ci divide da questi protagonisti del fumo lento nazionale. 
Per quanto riguarda i consumatori italiani è vero che siamo un po’ indietro ma solo a livello di numeri perchè se guardiamo il palato, il consumatore italiano è abbastanza esigente quindi non si accontenta di far bruciare qualsiasi foglia in bocca. Sa cosa vuole e non mancherà di ottenere soddisfazione nel proseguo del tempo. 
Per quanto ci riguarda, con i nostri tempi ovviamente, la nostra intenzione è di lanciare prodotti particolari sempre fatti a mano cosa che ci tengo a specificare, sempre nuovi che non vanno a replicare ciò che di buono già c’è. 

 

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