La nascita di un sogno
Mi chiamo Marco Piccolo e sono un ragazzo di 32anni, di professione faccio tante cose: sono un fashion designer, un cantastorie, uno scrittore, un imprenditore, ma il lavoro che preferisco fare è il sognatore professionista. Per spiegare questa professione alle persone che incontro, devo raccontare parte della mia storia.Sono nato a Padova e ho vissuto sui Colli Euganei tutta la mia infanzia. All’epoca, quella che chiamavo casa era uno splendido rustico attorniato dai boschi, dove sorgeva un bellissimo ristorante creato dal mio ormai defunto nonno.
La sua passione per qualunque cosa conoscesse o raccontasse e il suo essere eclettico, mi hanno sempre contagiato e spinto a vivere la vita come una meravigliosa avventura.
Seppur in te-nera età non fossi ligio allo studio, crescendo ho cercato di trovare una mia strada. Non è stato affatto semplice, anzi, ad un certo punto mi sono sentito perso e il motivo è che la società di oggi vanta più bassezza e mediocrità che altro. Così, come racconto nel mio libro “Ars Nobilium, un Viaggio nei Valori”, sono fuggito nella mia immaginazione ed ho capito quale fosse il mio scopo: riportare in vita i valori cavallereschi. Per realizzare questo desiderio, ho pensato di creare un mio marchio di abbigliamento e quale concept poteva incarnare al meglio questo nuovo stile, se non il Medioevo? Carico di entusiasmo mi sono dato da fare nonostante le porte in faccia ricevute, senza mai darmi per vinto. Ogni esperienza vissuta mi ha portato ad essere la persona che sono: un cavaliere che cerca di diffondere nel presente virtù ormai dimenticate. Non posso dire sia una passeggiata, ci vuole una capacità che al giorno d’oggi molte persone definiscono superfluea: la fantasia. È grazie a questa dote se ad esempio è nato “Hood”. Questo particolare abito è stato creato mentre nella mia immaginazione mi trovavo all’interno della Foresta di Sherwood.
Per realizzarla mi sono rivolto alle migliori eccellenze del nostro territorio, perché è facile fare un bel capo, ma se vuoi farlo bene allora è un’altra storia. Dapprima ho cercato il tessuto. Doveva essere qualcosa che mi ricordasse gli alberi, l’autunno, quel profumo di Medioevo inglese, al tatto dovevo poter sentire il vento, le foglie che cadono dagli alberi e provare quel caldo tepore che solo in autunno si può pro-vare. La scelta dopo mesi di ricerca è caduto sul Tweed della storica azienda trentina Moessmer. Il secondo passo è stato ricercare la pelle. I migliori in questo campo a mio parere sono ancor oggi i toscani quindi mi sono rivolto a loro per aiutarmi.
Dopo qualche settimana di proposte è arrivato il cavallino, la pelle perfetta per realizzare la mia creazione. Al tatto volevo che il mio cliente provasse quello che provava un cavaliere medievale che doveva proteggersi dal freddo e volevo che sentisse il profumo della concia vegetale.
Poi mi sono concentrato sulla cerniera lampo. La scelta in questo caso è stata fin troppo semplice: ho contattato la miglior boutique del mondo in fatto di zip: Raccagni. Questa azienda bresciana leader nel settore pro-duce delle lampo che non sembra neppure di averle addosso,nonostante la mia scelta sia caduta su un prodotto molto vistoso che ricordasse il robusto metallo delle armature medievali. Dopo aver composto gran parte dell’esterno restava da fare l’interno. La scelta è stata immediata: una bellissima seta ita-liana realizzata a Como da Canepa, un’azienda pazzesca che produce più energia di quella che consuma, una cosa che non capita spesso nel settore della moda. È arrivato il momento dell’ interfodera. L’idea iniziale era quella di utilizzare una vera piuma d’oca, ma poi un amico mi ha girato il contatto di un’azienda di Padova che è tra le più grandi del mondo in questo settore: O.R.V. Manufacturing. In quest’azienda mi hanno proposto un’ovatta realizzata interamente con bottiglie di plastica riciclata. Infine ho creato il gigantesco cappuccio all’interno del quale ho fatto inserire la pelliccia Murmasky finlandese per coccolare il mio cliente. Per la realizzazione mi sono rivolto ad un laboratorio italiano che fosse affine al mio modo di pensare.L’azienda si chiama Si-Energy e si trova a Grantorto, all’interno le sapienti mani di sarte iper specializzate lavorano alla realizzazione del mio concept. Per chi non conosce questa storia lamia può sembrare solo una giacca, per chi la indossa invece è un’armatura che mostra agli altri i nostri valori.