SI SCRIVE MOLINARI SI LEGGE GOLF
Francesco Molinari ha scritto la storia del golf italiano, rappresenta il professionista sportivo nella sua più ampia eccezione. Perchè quello che si vuole descrivere, un golfista che ha vinto tutto e le foto bellissime del grande unico e vero fotografo del golf Claudio Scaccini lo testimonia, sta stupendo tutti e portando il tricolore in scenari neanche lontanamente pensabili e immaginabili per questo sport; è un personaggio assolutamente fuori categoria del quale essere orgogliosi. Francesco, detto Chicco, non si distingue per stile inteso come lifestyle, non fa parlare di se per alcun tipo di gossip o diavoleria social, ma piuttosto esplode all’interno di un contesto non certamente popolare come quello che il golf rappresenta in Italia, spesso vittima di preconcetti e presupposti ormai scavalcati. Ci urla senza alzare la voce, ci ripete che il il golf è uno sport bellissimo, infinitamente difficile, che raccoglie insieme molte qualità tecniche e che sicuramente si gioca più con la testa che con il fisico. Ma questo non giustifica lo snobbismo con il quale spesso si vuole screditare il golf in termini sportivi. Spesso, quando parlo con amici non golfisti, mi trovo a dover scegliere con giudizio le parole da usare per descrivere la difficoltà e quindi le conseguenti capacità necessarie per giocare a certi livelli. Forse la cosa che fa più riflettere è focalizzare l’attenzione sul fatto che si fa volare una pallina all’interno di un’area di una superficie enorme con una precisione millimetrica a distanze come 300 e più metri. Che la palla non è telecomandata e soprattutto che un giocatore sta in campo almeno 3 ore per un giro di gara e il tempo effettivo dedicato al movimento sulle 18 buche gira attorno ai 90 secondi. Che succede in tutto il resto del tempo? Si fanno scelte, si riflette, si studia il colpo e tutte le variabili che lo potranno condizionare. Uno contro il campo, mai contro qualcuno. Per ritornare al nostro eroe ( in questo senso il termine non è sprecato perchè stiamo parlando di un personaggio che ha scritto le più grandi pagine del golf mondiale, colorandole di bianco rosso e verde) quello che adesso sarebbe bello condividere è il trionfo assoluto dei veri valori di questo sport attraverso la sua persona.
Fosse stato un altro, sarebbe già un influencer, uno one man show, ne avrebbe avuto il diritto. Invece lui affronta tutto con moderazione, con charme vero e mai imposto, sereno ed emozionato in maniera controllata. Sempre elegante e contenuto, come se dovesse sempre dimostrare qualcosa. Con predisposizione umile ma assolutamente consapevole dei propri mezzi. Molti lo paragonano ad una macchina, è il classico giocatore che se lo vedi in giornata e non hai mai visto il golf si avvicina molto ad uno videogioco. Una macchinetta, fa sembrare tutto semplice e controllato. Ha una capacità impressionante di gestire le situazioni e francamente gli affideresti sempre l’ultimo colpo. E’ completo tecnicamente nel senso più ampio, ha dimostrato di saper stupire chiunque in qualsiasi momento. Chi lo conosce bene anche fuori dal campo gli vuole bene davvero, tanti gli sono sinceramente grati per aver portato il golf nel grande pubblico, per aver fatto conoscere a molti il nostro sport. Ha sempre dedicato tempo ed attenzione alla stampa cosi come agli eventi ai quali ha partecipato. Uno che si informa, sa ascoltare. Perchè non è pieno di sè e per questo trova il suo habitat naturale tra le mura familiari, lontano dai flash. Poi, detto che a Chicco dovremmo fare una statua, viene da chiedersi come fare a trasformare i suoi successi in crescita del movimento a livello nazionale. Forse descritta in maniera diretta e schietta, ma è questa la domanda che si fanno gli addetti al settore e gli appassionati. Sfruttare in maniera genuina l’immagine di questo campione. Descriverlo e seguirlo per quello che è, ma comunicarlo in maniera forte ed efficace, se necessario usarlo per ribadire che in Italia non giochi più a golf solo se sei figlio di papà. Che se sei uno sportivo appassionato, questo è uno sport come altri, anzi unico per certi aspetti ma non di certo esclusivo. Il golf adesso vuole porsi nuove sfide e non sono semplici quanto spendere considerazioni, ma deve rinnovarsi in termine di immagine e comunicazione. Parlare ad un pubblico usando gli stessi mezzi non significa volere vendere qualcosa ma raccontarsi. Se un bambino oggi vede Chicco alla tv schiantare un putt da 18 metri e vincere l’Arnold Palmer, forse potrebbe anche chiedere al padre di portarlo a giocare a golf. Sarebbe possibile, gratis per il bambino fino alle categorie Under della Federazione e con meno di 400 euro l’anno per il padre per la quota socio. Bisogna essere chiari in questo, perchè questo appare oggi il nocciolo della questione. In questa maniera troveremo anche il tempo di raccontare che il golf è magia, che il campo da golf è una sensazione che il golfista assapora ogni volta in maniera diversa. Che non c’è niente di più bello.
By Matteo Ala